Teatro Biondo – Stagione 2012-2013
diretto da Pietro Carriglio
Stagione 2012-2013
dal 21 marzo al 14 aprile 2013 – Teatro Bellini
Sangue sul collo del gatto
di Rainer Werner Fassbinder
regia Umberto Cantone
produzione Teatro Biondo Stabile di Palermo
È uno dei testi meno rappresentati del grande drammaturgo e regista tedesco, prematuramente scomparso trent’anni fa. Oggi può leggersi come una metafora dell’imbarbarimento sociale e ideale, oltre che ideologico, caratteristiche queste dei nostri giorni. Sangue sul collo del gatto, scritto nel 1968, viene riproposto dal regista Umberto Cantone che, pur rispettando il dettato di Fassbinder, sviluppa attraverso la scelta degli interpeti e l’ambientazione, alcuni motivi legati alla comtemporaneità.
Phoebe è una simpatica aliena che, arrivata sul pianeta terra, osserva stupefatta la vita quotidiana dei protagonisti della piece, attraverso i quali l’autore fa emergere un vero e proprio microcosmo della società moderna. Phoebe inizia a imitarne i loro comportamenti, registrando a memoria gesti e parole. Ed è attraverso questa meccanicità che l’aliena ci mostra/dimostra le vite corrose dei personaggi, con i loro nonsense, le loro contraddizioni e perdite di valori.
dal 2 al 7 aprile 2013 – Teatro Biondo
Non tutto è risolto
di Franca Valeri
regia Giuseppe Marini
scene Alessandro Chiti
costumi Mariano Tufano
con Franca Valeri, Urbano Barberini, Gabriella Franchini
produzione Società per Attori
Una delle più straordinarie attrici italiane ha deciso di raccontare se stessa muovendosi in bilico fra realtà e immaginazione. Non tutto è risolto è una commedia con la quale Franca Valeri ripercorre la propria esistenza in modo spontaneo, attraverso una caotica e divertente sarabanda di episodi, aneddoti, frammenti e riscritture delle memorie di una vita. Un modo per dare corpo e voce ai fantasmi del passato, ma anche per esorcizzare la vecchiaia e tutte quelle lacune o quei punti grigi della memoria che essa comporta. Così, fra rimandi veritieri e citazioni sbagliate, Non tutto è risolto diviene un eccentrico e vitale cortocircuito fra personaggio e persona, un ritratto agrodolce e brillante di una vita consacrata alla recitazione e allo spettacolo. Uno spettacolo divertente e coraggioso, nel quale l’attrice parla a se stessa e al suo pubblico delle naturali scadenze della vita con incredibile leggerezza e spiccata sensibilità: «Mi sono egoisticamente aggiudicata – dice ironicamente Franca Valeri – una protagonista che, al crepuscolo di una vita lunga e avventurosa, reale quanto inventata (l’infelicità scartata con un colpo di tacco, il protagonismo raggiunto con la follia, i legami affettivi temuti come armi), sembra decisa a chiudere le sue partite ancora aperte con gli ultimi coprotagonisti della sua esistenza, siano essi persone, luoghi o oggetti. Ma basta anche una piccola mossa all’accanito giocatore per restare ancora, appunto, in gioco. I miei compagni di scena sono stati a priori nella mia immaginazione».
dal 9 al 21 aprile 2013 – Sala Strehler
Orgia
di Pier Paolo Pasolini
regia Fabio Sonzogni
scena Giovanni Bianchini
con Sabrina Colle, Giovanni Franzoni, Silvia Pernarella
produzione Elsinor
Tra i testi più controversi e provocatori di Pasolini, scritta nel 1966, Orgia è la prima di sei tragedie. Nel suo Manifesto per un nuovo Teatro (1969), lo scrittore teorizzò il “teatro di parola”, insieme antico e innovatore, dichiaratamente elitario e proprio per questo paradossalmente democratico. Opposta alla cultura di massa, questa forma d’arte “democratica”, affonda le sue radici nella tradizione e in particolare nel teatro greco.
La notte che precede una desolata Pasqua padana, due coniugi piccolo borghesi vorrebbero vivere l’Orgia, il delirio preparatorio al sacrificio. La cerimonia, però, non ha nulla di sacro perché è priva del simulacro divino. È il tempo del silenzio di Dio. Come spiega il regista Sonzogni, «i protagonisti parlano per non agire, impotenti. Evocano il passato con nostalgia, ne parlano come di un Eden irrecuperabile, un luogo dove si comunicava solo “facendo qualcosa” e dove “quel silenzio era pieno di voci”. La struttura sintattica del testo disegna gorghi, vortici. La parola detta, declamata, costruisce architetture complesse, una sarabanda che stordisce, appassionata e vitale. I protagonisti sono immersi in un tripudio di suoni, d’immagini evocate, avviluppati tra pulsioni, tese all’invocazione di un rimedio all’angoscia della loro esistenza. Sarà il corpo – metafora del corpo sociale – ad essere offeso, lacerato, straziato, immolato. Tuttavia nulla di Sacro, di salvifico o fondante sarà accaduto: i personaggi sono convinti, leopardianamente, che gli dei se ne siano andati, per sempre».
dal 16 al 21 aprile 2013 – Teatro Biondo
La grande magia
di Eduardo De Filippo
regia Luca De Filippo
scene e costumi Raimonda Gaetani
con Luca De Filippo, Massimo De Matteo Nicola Di Pinto Carolina Rosi
produzione Teatro Stabile dell’Umbria / Elledieffe /
La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo
Luca De Filippo continua a riproporre le più celebri commedie del padre Eduardo. Dopo Napoli milionaria, Le voci di dentro, Filumena Marturano e Le bugie con le gambe lunghe, che lo Stabile di Palermo ha ospitano negli anni passati, è la volta de La grande magia. Il tema sostanziale della commedia è il rapporto tra realtà, vita e illusione: il Professor Otto Marvuglia fa “sparire” durante uno spettacolo di magia la moglie di Calogero Di Spelta per consentirle di fuggire con l’amante, e fa poi credere al marito che potrà ritrovarla solo se aprirà, con totale fiducia nella fedeltà di lei, la scatola in cui sostiene sia rinchiusa. A chi gli chiedeva cosa avesse voluto dire con La grande magia, Eduardo rispondeva: «La vita è un gioco, e questo gioco ha bisogno di essere sorretto dall’illusione, la quale a sua volta deve essere alimentata dalla fede. Ogni destino è legato ad altri destini, in un gran gioco eterno del quale non ci è dato scorgere se non particolari irrilevanti».
dal 24 al 28 aprile 2013 – Sala Strehler
Richard III
(overu la nascita dû novu putiri)
di William Shakespeare
traduzione in siciliano e regia Giuseppe Massa
con Simona Malato
scene e costumi Simone Mannino
produzione Associazione Bogotà
in collaborazione con A. C. Scupa e Nostra Signora c.c.d
Il regista palermitano Giuseppe Massa con questo adattamento in siciliano del Riccardo III di Shakespeare, ha voluto analizzare nel profondo i meccanismi che si innescano nell’animo umano quando entra in relazione con il potere. La storia del perfido duca di Gloucester, che per ambizione e avidità non esita a uccidere e compiere gli atti più spregevoli, è dunque al centro dello spettacolo. Ma vi è anche un interesse verso l’universo femminile: tre donne in lutto che hanno in comune lo stesso percorso fatto di tradimenti, dolore e omicidi, come fosse l’immagine triplicata di una stessa regina spodestata, ripudiata e abbandonata ripetutamente. Simona Malato, ex allieva della Scuola di recitazione del Teatro Biondo, interpreta tre personaggi femminili (la regina Elisabetta, la duchessa madre di Riccardo e la vecchia regina Margherita) e, attraverso l’uso di una maschera, dà voce e corpo al duca, che nonostante sia l’artefice di tanto dolore, è pur sempre un’ulteriore emanazione di quell’universo femminile che l’ha generato. Per fortificare la visceralità che il testo possiede, il regista ha scelto di adattarlo in siciliano, metafora di una cultura oscura: «Il nero è il colore predominante – dice Massa – il nero del lutto e della lugubre notte in cui è precipitata quest’umanità ubriaca di sangue».
dal 3 al 26 maggio 2013 – Teatro Bellini
Il polverone
Tre atti unici di Michele Perriera
regia Gianfranco Perriera
con Serena Barone, Roberto Burgio, Aurora Falcone,
Giuditta Perriera, Elena Pistillo
produzione Teatro Biondo Stabile di Palermo
Incastonando tra loro tre testi tratti dagli Atti del bradipo di Michele Perriera (Dove hai lasciato la sua barca?, Il polverone, Ti ricordi?), e utilizzando come collegamento tra gli stessi brani tratti da Romanzo d’amore e Con quelle idee da canguro, Gianfranco Perriera racconta, con questo spettacolo, la tenera, inconsolabile resistenza d’amore che la coscienza oppone alla fosca nebulosa in cui pare stingersi la nostra epoca. Labili figure nel cuore della notte. Vagano incerte tra le macerie. Attendono ancora qualcuno. Attendono ancora qualcosa che impedisca la dissipazione. Che conservi la memoria di un tempo che fu più umano. O che, almeno, voleva esserlo. Un vento gelido, intanto, s’infiltra tra le mura diroccate dei palazzi. Scompigliando gli ultimi fantasmi. Soffia in una città sventrata. Metafora di un’epoca che si sente sperduta e trafelata. Un poeta cieco ed un angelo scalcagnato si muovono tra i ruderi. In cerca di qualche ultima traccia. In cerca di qualche racconto. Sono loro a condurre il nostro sguardo, prima che la nebbia inghiotta ogni cosa, a concentrarsi su qualche apparizione. Ed ecco materializzarsi tre donne: piccole, impacciatissime custodi del ricordo. Sono loro, queste tre donne, che cercano di tessere ancora una trama sensata del nostro essere al mondo. Una trama da affidare al futuro. Qualsiasi cosa esso sia. Del resto, come ricordava Winnicott, non sono forse le madri a guidare i figli verso un’individuazione che non si consideri molesta e si voglia invece responsabile? Solo che queste donne, queste “madri dell’umano pensare e dell’umano sentire”, parlano ad un tempo che pare consegnarsi alla deriva. Ad un tempo fattosi quasi sordo e smemorato. Dove le stesse parole rischiano di essere voci nel deserto. E dove ogni prendersi cura ha l’aspetto di un’azione incongrua e sbalestrata. Ma ai fantasmi, forse, che abitano i ruderi è concesso di non perdersi d’animo.
dal 7 al 12 maggio 2013 – Teatro Biondo
Mumble Mumble
Ovvero confessioni di un orfano d’arte
di Emanuele Salce e Andrea Pergolari
con Emanuele Salce, Paolo Giommarelli
produzione Società per Attori
Nella solitudine di un camerino improvvisato, nella più profonda e desolata provincia italiana, si consuma l’autodafé di un ormai non più giovane attore, impegnato a sperimentare la spericolata messinscena di un importante testo letterario, sperando nel conforto della presenza anche di un solo spettatore. In tale attesa, tra realtà e fantasia, documentazione e finzione, Emanuele Salce, doppio figlio d’arte (o, se volete, “orfano”, secondo un più appropriato aggiornamento) si racconta al pubblico, vero e immaginario, facendo i conti con i propri padri (Luciano Salce, quello naturale e Vittorio Gassman, quello adottivo) e con la sua professione. Si intrecciano considerazioni sul teatro, l’arte e la vita e, con il controcanto ironico di un personaggio guida, ora confessore, ora giudice, ora filosofo, si fa strada il percorso iniziatico di un attore che rifiuta di essere tale e che, per confessarsi, sceglie la strada più radicale: l’esorcismo delle proprie paure si sfrena in una memoria d’amore e di morte che diventa sempre più incontrollabile, grottesca, tragicomica, assurda, eppure terribilmente vera. Tante storie, tanti piccoli personaggi, tanti ambienti, tanti volti sfilano in un caleidoscopio di ricordi, fra l’Italia e l’Australia, funerali e disavventure amorose, raccontati con la leggerezza ironica tipica della “commedia all’italiana”, per approdare ad una pacificazione finale che è solo l’inizio di un nuovo percorso di vita.
dall’8 al 31 maggio 2013 – Sala Strehler
La città azolo
di Salvo Licata
con Costanza Licata
produzione Teatro Biondo Stabile di Palermo
Le parole di Salvo Licata, giornalista e drammaturgo palermitano, tornano al Teatro Biondo con uno dei suoi testi più significativi e maggiormente legati all’anima e alla storia di Palermo. Città azolo, scritto a metà degli anni ottanta, ha per sfondo l’epoca buia della guerra di mafia. Un testo poetico e toccante, che riesce ad essere una sintesi efficace tra poesia e prosa, tra lirica e dialetto, tra immaginazione e cronaca. Nell’opera di Licata la storia diventa il pretesto per una denuncia giornalistica, il reportage di una Palermo colore azolo, inconsolabile come i suoi abitanti. In scena, a raccogliere il testimone dello scrittore, la figlia Costanza, che ha trasformato in canzoni i versi del padre.
Eventi speciali
Progetto Palermo
Tra ottobre e novembre del 2013 il Teatro Biondo realizzerà l’iniziativa denominata “Progetto Palermo”, che coinvolgerà registi, attori e compagnie tra le più significative della nuova scena teatrale di Palermo. Sono state scelte le seguenti compagnie, tra quelle che hanno presentato le loro proposte:
Centro di Ricerca per il Teatro di Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco
Compagnia Liberi Teatri di Ferrari e Lombardino
Compagnia M’Art di Cutino-Petyx
Compagnia Babel di Giuseppe Provinzano
Compagnia Voltaire di Giuseppe La Licata
Compagnia Prese Fuoco di Claudia Puglisi
Compagnia Transit Teatro di Gigi Borruso
Gruppo teatri Alchemici di Luigi Di Gangi e Ugo Giacomazzi
Compagnia del Tratto di Anton Giulio Pandolfo e Rosario Palazzolo
Compagnia Flamenjazz
Teatro Iaia di Clara Gebbia
Compagnia Corai di Patrizia D’Antona
Pensare il ’900
a cura di Piero Di Giovanni
da gennaio 2013 – ogni domenica mattina – Teatro Biondo
I promessi sposi
di Alessando Manzoni – letture di Galatea Ranzi – a cura di Nino Borsellino
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